A 16 anni si è curiosi, belli, sorridenti e spesso anche molto incoscienti.
Il web è stata un’innovazione straordinaria, ci ha permesso di conoscere e di rimanere in contatto anche con persone dall’altra parte del mondo ma, soprattutto per gli adolescenti, questo nasconde molti pericoli dietro di sé.
In questa età infatti si è fragili, molto più manipolabili ed impulsivi, non si capisce la forza comunicativa dei social network e si può fare azioni che ci segneranno poi per il resto della vita.
Questo è ciò che è successo ad Amanda Todd, una ragazza canadese che ha avuto l’unica colpa di cedere alle lusinghe di un uomo conosciuto sul web molto più grande di lei.
Qual è la sua storia?
Siamo nel 2009, Amanda è una ragazza di 13 anni che si inscrive ad una community per conoscere nuove persone ed inizia a parlare con un uomo che, dopo mesi di complimenti, la convince a mostrarsi a seno nudo per lui.
Da qui nasce la sua sventura ma è solo l’inizio poiché quell’uomo ha fatto uno screenshot del video e la ricatta dicendogli di conoscere il suo indirizzo, i suoi amici e la sua famiglia.
La terrorizzata Amanda, sempre più consapevole dell’errore che ha commesso, lo asseconda sperando che tutto si concluda, ma la mattina di Natale vede arrivare a casa la polizia che informa lei e la sua famiglia che la sua foto sta circolando su Internet.
La paura si trasforma in ansia e depressione che la porta a cambiare scuola ma il suo persecutore non si è accontenta; crea un nuovo profilo Facebook con il suo nome, sceglie lo screenshot incriminato come foto profilo e chiede l’amicizia a tutti i suoi nuovi compagni di classe, convertendo il suo peggior incubo in realtà.
La ragazza inizia ad essere insultata, ad essere lasciata sempre più solo e si aggrappa all’unica persona che sembra essere gentile con lei, cadendo in realtà però in un altro subdolo scherzo che la porta a voler togliersi la vità purchè tutto questo finisca.
Riescono a salvarla, cambia altre scuole ma gli schernimenti non terminano, anzi diventano ancora più cattivi e la spingono sempre più a toccare il fondo.
Tutto si conclude il 7 settembre quando Amanda decide di pubblicare un video che racconta la sua storia attraverso semplici biglietti scritti e di togliersi definitivamente la vita.
Cosa succede adesso?
Grazie al gruppo di hacker Anonymous il responsabile della nascita dell’incubo di Amanda è venuto individuato ma è impossibile farsi delle domande:
com’è possibile che Facebook non si sia accorto di niente?
Com’è possibile che non abbia censurato la foto profilo di un seno e non abbia bloccato immediatamente quell’utente?
Perché nessuno ha provato a fare qualcosa prima che si raggiungesse questo terribile epilogo?
Molte cose non tornano in questa tristissima storia ma speriamo che in futuro si riesca a trovare i colpevoli di questi reati, prima che, come in questo caso, si arrivi al peggio.