Quando si parla di psicoterapia, si inquadra una pratica della psicologia clinica che si pone l’obiettivo di curare disturbi relativi appunto alla sfera psicologica senza l’utilizzo di farmaci ma con strumenti e metodologie delle quali parleremo nelle prossime righe.
Quando serve?
Sono diversi i casi in cui può rivelarsi opportuno ricorrere alla professionalità di uno psicoterapeuta. L’elenco è molto lungo e, in alcuni casi, è bene specificare che l’iniziativa non parte dal paziente, che non sempre è in grado di chiedere aiuto. Questo è il caso, per esempio, dei soggetti che soffrono di disturbo narcisistico della personalità. In questi frangenti – così come in casi come quello del disturbo ossessivo compulsivo – l’inizio della terapia può essere frutto di una forte esortazione da parte di persone vicine o risultare collocato nell’ambito di programmi di recupero per persone che stanno scontando una pena detentiva o un programma di recupero.
Come appena specificato, essendo numerosissimi i casi in cui serve una psicoterapia, è possibile chiamare in causa anche le situazioni di chi comincia ad avvertire pensieri negativi sulla propria persona, sul mondo circostante e sul futuro. Questa triade, secondo lo psicologo Aaron Beck, può rappresentare l’inizio della depressione, una vera e propria patologia che, in determinate situazioni, può richiedere anche la somministrazione di farmaci (non prescritti dallo psicoterapeuta, che non è un medico).
Correnti
La psicoterapia ha diverse correnti. Nel corso degli anni, diverse evidenze scientifiche hanno messo in primo piano l’efficacia dell’approccio cognitivo-comportamentale. Fortemente focalizzato sul presente – a differenza di quanto invece avviene con la psicoterapia dinamica, che si focalizza maggiormente sulle rielaborazioni del passato – questo modo di fare psicoterapia è apprezzato sia dai pazienti, sia dai terapeuti per via della possibilità di ottenere risultati in tempi relativamente brevi.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale non è però la metodologia più recente. Parlare di innovazione nel mondo della psicoterapia significa, per forza di cose, chiamare in causa la cosiddetta terza ondata. Questo universo comprende metodologie come l’ACT, acronimo per Acceptance and Commitment Therapy, espressione comparsa per la prima volta in un articolo scientifico del 2004.
Quando si chiama in causa questo modo di intendere la psicoterapia, si inquadra un metodo che vede il benessere interiore del paziente come il risultato dell’accettazione delle emozioni e dei pensieri nella loro più chiara realtà. Fondamentale, per stare bene, è essere in grado di applicare un processo di defusione dai pensieri che si ritengono tristi o dannosi.
Chi può condurre sedute di psicoterapia?
Le sedute di psicoterapia possono essere condotte da psicologi che, dopo aver conseguito la laurea e l’abilitazione, hanno frequentato una scuola di quattro anni. La normativa vale per i professionisti appartenenti a qualsiasi Ordine provinciale, a prescindere che si parli di una psicologa Torino o di professionisti attivi in altre città. Facciamo altresì presente che possono conseguire il titolo di psicoterapeuta anche i medici, ovviamente dopo aver frequentato la scuola sopra specificata.
A questo punto, è naturale chiedersi quanto costino le sedute di psicoterapia. Non esiste una cifra univoca. Si parta da un minimo di 50 euro per arrivare a circa 100. La scelta dell’onorario spetta al singolo professionista. Se si ha intenzione di risparmiare su questo onere spesso alto ma comunque importante per la salute, è bene essere consapevoli del fatto che le spese per la psicoterapia possono essere scaricate dalle tasse.
Nei casi in cui non si hanno disponibilità economiche, si può fare riferimento al Servizio Sanitario Nazionale che, con pacchetti da dieci sedute, permette agli utenti di accedere ai percorsi a prezzi decisamente più bassi rispetto a quelli dei professionisti privati (bisogna tenere in conto una lista d’attesa).